Alessandro Carboni è un artista visivo la cui pratica è situata tra le performing arts e la coreografia. Dopo diversi anni di formazione nel campo delle arti visive, dei creative media e dello spettacolo, ha sviluppato una pratica interdisciplinare focalizzata sulla produzione di progetti performativi e installativi. I suoi lavori sono stati presentati a livello internazionale in musei, gallerie d'arte, festival di danza e teatro contemporanei, nonché in spazi non convenzionali. Come educatore, ha tenuto conferenze in numerose istituzioni accademiche e non accademiche. Recentemente è stato selezionato all’interno del network Aerowaves 2020.
Context indaga l’idea di “contesto” inteso come un tessuto, come un aggregato non casuale (dal latino con-tèxere = tessere insieme, intrecciare): il contesto è cioè pensato come una “maglia”, uno spazio mobile di interconnessione in cui relazioni infinite fanno emergere spazi e vicinanze con lo scopo di attivare un processo di ricerca sulla relazione tra strutture primarie e complessità attraverso la figura geometrica del triangolo, elemento riduttivo ed espansivo insieme. Inteso come un oggetto prismatico capace di far coesistere più forme, Context è costituito da diversi formati visivi e performativi, testuali e sonori, che incarnano da punti di vista diversi l'intero processo di ricerca.
Il progetto prevede più formati performativi declinati in trio, duo e solo, pensati per spazi teatrali, gallerie, musei e site-specific.
Progetto, coreografia e impianto visivo: Alessandro Carboni
Costumi: DEM
Musiche: Danilo Casti
The Angular Distance of a Celestial Body è una riflessione sul processo cartografico - visto come la rappresentazione ridotta della superficie terrestre, dove il segno grafico utilizzato sulle mappe è sostituito dal corpo di due performer. Sul pavimento la presenza di una struttura modulare orizzontale di fili di lana si contrappone alla tensione verticale dei corpi simmetrici, senza identità, né genere. Assistendo allo spettacolo si ha la sensazione di prendere parte a un rito arcaico dove il suono accompagna le azioni, scandisce i ritmi interni del movimento, delinea un orizzonte variabile, mettendo così in relazione la dimensione numerica - cartografica - del mondo con un paesaggio archetipico, organico, analogico che lo descrive e misura senza contemplare i numeri.
Progetto, coreografia e visuals: Alessandro Carboni
Costumi: DEM
Musica: Danilo Casti