Il capolavoro di Steinbeck è la radice più forte della narrazione epica americana; nel testo i singoli personaggi sono folle e, le grandi masse di esseri umani, diventano singoli personaggi. Un romanzo corale, senza dei reali protagonisti, per narrare un mondo di comprimari, nella migliore delle ipotesi, comparse nella più triste della realtà. Lo leggi e ti tornano in mente rapide le parole di Brecht nella sua Tebe dalle sette porte […Dove andarono, la sera che fu terminata la Grande Muraglia,i muratori? …]
Così, mentre ti appassioni alle vicende dei frammentati personaggi, mentre stai li a domandarti che fino a fatto Tom Joad, non puoi fare a meno di osservare, filtrati dalle loro sagome intagliate in una storia apparentemente distante per geografia ed epoca, i comprimari di oggi, gli individui che osserviamo solo e soltanto dopo aver messo loro una maschera.
Gli operai, che non esistono più; i migranti, di cui non distinguiamo neppure gli elementi più grossolani delle diversissime biografie; i precari, a cui chiediamo che lavoro facciano senza però capirlo; i sindacalisti, che difendono solo i garantiti, etc. etc. etc.
Dal testo, dalle nostre riflessioni sui temi e sui linguaggi usati dall’autore, nasce questo spettacolo di teatro canzone fatto da testi e musiche inedite e, ovviamente, canzoni.
Un esercizio di metabolizzazione e quindi di attualizzazione; ma soprattutto un tentativo, sghembo ed immediato come possono essere delle ballate, per condividere con il pubblico il desiderio di tornare a raccontare la storia attraverso le storie, i fatti a partire dal basso.
testi Francesco Chiantese e Matteo Pecorini
musiche Antonio Speciale e Francesco Chiantese
con Matteo Pecorini
Francesco Chiantese, voce e chitarra acustica
Antonio Speciale, voce e chitarre.
produzione Accademia Minima