Correre, cadere, piangere, rialzarsi e continuare a giocare. Crescere. Gli sbucci sono le prime prove dei nostri limiti, il primo indizio del pericolo che sta dietro ogni azione, il segno del rischio, l’invito più o meno efficace alla prudenza. Ognuno di noi reagisce alle ferite come può.
Ascoltare i bambini di oggi ci aiuta a ricordare da cosa siamo partiti per diventare quello che siamo, ci permette di guardarci da fuori e con disincanto, per capire come ci stiamo comportando. Dopo anni di indagini antropologiche condotte in tutta Italia alla ricerca dell’uomo qualunque, la ricerca degli Omini sposta la lente d’ingrandimento sui bambini.
Cosa e come pensano, quanto riescono a dire, come stanno, che rapporto hanno con gli adulti, come immaginano il futuro. Paure, slanci, fantasie, sogni. Bugie e verità. Prospettive, ricordi e sbucci. Voler diventare grandi o restare piccoli. Per imparare il libero pensiero e la libera associazione di idee. Per restituire una visione dal basso del nostro essere adulti. Perché sarebbe stato bello non crescere mai.
Sbucci è un gioco per togliere la scorza e andare sotto la superficie, ma anche un tentativo di affrontare tutte quelle piccole ferite che giorno dopo giorno ci fanno diventare grandi. Perché un ginocchio sbucciato, si sa, è solo il primo passo verso la consapevolezza, la prima reazione alla sconfitta, solo la prima di una lunga serie di cadute.
con Francesco Rotelli e Luca Zacchini
drammaturgia Giulia Zacchini
produzione de Gli Omini
con il sostegno di Teatro Metastasio